Corso di Italiano per studenti che

non sono di madrelingua italiana


 

di Marino Martignon


- WELCOME -

Saper usare correttamente una lingua non è fine a se stesso, non serve solo per prendere un bel voto a scuola, un corretto utilizzo ti consentirà di inserirti nel migliore dei modi nelle diverse situazioni comunicative: nei colloqui di lavoro, nel rapporto con le persone che ti stanno vicine, ecc. Conoscere e saper usare correttamente una lingua significa aver raggiunto la piena cittadinanza in un Paese, molti tuoi coetanei, pur essendo nati e cresciuti in Italia, hanno un rapporto così difficile con la loro lingua che, da un punto  di vista linguistico, risulta piuttosto difficile considerarli cittadini a pieno titolo. Ma non perdiamo altro tempo il cammino è lungo e non privo di difficoltà.      

 


INDICE DELLA PAGINA

 

Piano di lavoro

Test d'ingresso

Materiale per che si colloca nella fascia D

Materiale per chi si colloca nella fascia C

Materiale per chi si colloca nella fascia B

Materiale per chi si colloca nella fascia A

News

 


 PIANO DI LAVORO

 

Proposta operativa

Come avrai probabilmente già sentito l'attività che ti propongo per il corrente anno scolastico si suddivide in tre diverse proposte di lavoro:

  1. Attività didattica frontale in orario pomeridiano, a scuola, proposta all'intero gruppo degli studenti partecipanti

  2. Attività didattica frontale al mattino, o nel primo pomeriggio, secondo la modalità dello "sportello", riservata agli studenti presi singolarmente o per gruppi formati al massimo da tre persone

  3. Attività on line, se stai leggendo queste righe stai seguendo l'attività on line

Finalità e obiettivi

La finalità del corso è di aiutare gli studenti nel migliorare il loro rapporto con la lingua italiana. Gli obiettivi che ci poniamo non possono essere identici per tutti. Tra di voi ci sono studenti che vivono in Italia da molti anni e che hanno un discreto rapporto con la lingua italiana, altri sono arrivati da pochissimo tempo e hanno ancora grandi difficoltà con la nostra lingua, è evidente che gli obiettivi, per studenti così diversi, dovranno necessariamente essere diversi. Comune sarà la finalità di migliorarsi nell'uso della lingua, indipendentemente dal livello di partenza.

 

Cosa faremo

La prima cosa che faremo è di verificare per ognuno, attraverso specifici test d'ingresso, qual è il suo rapporto con la lingua italiana in fase di ricezione (lettura e ascolto) e in fase di produzione (scrittura e parlato).

Verificati i livelli di partenza potremo, quindi, passare alla fase successiva ossia alla messa a punto del piano personalizzato di lavoro.

 

Verifica nel raggiungimento degli obiettivi

Se lavoriamo bene vedrai che i risultati non tarderanno ad arrivare. Ti accorgerai dei miglioramenti nell'utilizzo della lingua grazie ai migliori esiti nelle prove non solo di Italiano, ma anche nelle altre materie, ti sarà più facile comprendere il significato dei testi studiati, la tua esposizione orale dei contenuti, durante le interrogazioni, sarà più fluida.

A seconda del livello di appartenenza ti proporrò, nello sviluppo delle attività, dei test di verifica.  

 

Conclusa la parte introduttiva passiamo ora alle attività, come prima cosa ti propongo tre test per individuare il tuo livello di conoscenza della lingua italiana.

 

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TEST D'INGRESSO

 

Come prima cosa devi capire in quale fascia collocarti per sfruttare al meglio il materiale che ti viene proposto.

Affronta gli esercizi e in base alle risposte date potrai sapere in quale fascia ti conviene collocarti per sfruttare al meglio ciò che il corso ti propone.

 

ESERCIZIO N. 1

"Bagaglio lessicale"  

 

Con questo esercizio hai la possibilità di comprendere qual è il tuo livello di conoscenza delle parole della lingua italiana.

 

Scegli tra le espressioni indicate quella con lo stesso significato del termine scritto nella prima colonna a sinistra.

Nella prima riga  della tabella il primo termine è 1. AFFILIATO, ebbene quale delle quattro espressioni che si trovano nella stessa riga hanno significato che è simile ad "Affiliato", la a, la b, la c o la d ? Se ritieni che sia la parola a.sposato, allora crea la coppia  1.a, se ritieni che sia la parola b.tagliente, allora 1.b, ecc.; stessa cosa fai con le altre 9 parole.     

 

1. AFFILIATO

2. AFFINARE

3. BRULLO

4. CARPIRE

5. CINGERE

6. DISPUTA

7. DIVAMPARE

8. IGNOMINIA

9. METICOLOSO

10. PARSIMONIA

a. sposato

a. ridurre

a. spoglio

a. comprendere

a. toccare

a. contesa

a. spegnersi

a. lotta

a. furbo

a. risparmio

b. tagliente

b. migliorare

b. sporco

b. mescolare

b. affiorare

b. incontro

b. accendersi

b. contrarietà

b. intelligente

b. falsità

c. associato

c. peggiorare

c. ricco

c. donare

c. scorgere

c. conforto

c. con due fiamme

c. anonimato

c. scrupoloso

c. leggerezza

d. con figli

d. sporcare

d. stupido

d. sottrarre

d. avvolgere

d. urto

d. illuminare

d. disonore

d. saggio

d. pesantezza

 

Confronta ora la sequenza ottenuta con  la risposta corretta nella Pagina delle risposte.

Se hai ottenuto un punteggio di 0 allora per questo quesito sei nella fascia D, se hai ottenuto un punteggio che si colloca tra 1 e 3 allora sei nella fascia C, se hai ottenuto un punteggio che si colloca tra 4 e 6 sei nella fascia B, se il punteggio è superiore a 6 allora sei nella fascia A.

 

ESERCIZIO N. 2

"Ortografia e morfosintassi"  

Con questo esercizio potrai confrontarti con l'ortografia (ossia la corretta scrittura delle parole) e la morfosintassi (ossia la corretta scrittura delle frasi, secondo le regole della forma e dell'ordine dei componenti) della lingua italiana.

 

Si tratta di individuare gli errori presenti. Attenzione errori vi sono nelle singole parole, per come sono scritte, ma anche nell'incontro di alcune parole, così come nella scelta delle forme corrette di alcuni termini. In sostanza devi trovare ciò che non va ed evidenziarlo. Puoi selezionare il testo e quindi stamparlo, oppure riscrivere le frasi correttamente. Individuati gli errori puoi verificare quanti non ne hai trovati osservando l'esercizio risolto nella Pagina delle risposte.

Se non hai individuato più di 15 errori allora sei nella fascia D, se non hai individuato da 10 a 14  errori allora la fascia è la C, da 5 a 9 errori non individuati la fascia di appartenenza è la B, meno di 5 errori non individuati allora sei in fascia A.

       

a. Marco ma dato il tuo indirizo

b. Antonio termina gli studi fra due hanni

c. Giovanni o Davide non sono stati amessi al esame

d. Mirella sera addormentato molto presto senza di mè

e. Qual’è il livello di coscenza di chi abbandona li animali

f. Con il tuo modo di fare non mai incantato

g. Se Guido studierebbe di più, oterrebbe certamente più migliori risultati

h. Se è cosi non potrei più sostenere la mia tesi

i. Domani disputeremmo una bella gara: la assicurato l’alenatore

l. La conoscienza ci aiuta ha vivere melio

 

 

ESERCIZIO N. 3

"Comprensione di un testo"  

Ti proponiamo, infine, una prova di comprensione del testo.

 

Leggi con attenzione il testo proposto e quindi individua tra le possibili 4 affermazioni l'unica che risulta accettabile rispetto a quanto indicato nel testo.

 

Roma. Continua a mietere vittime l’eccezionale ondata di maltempo che si sta abbattendo da quattro giorni su tutta l’Europa. In Francia le vittime sono già quattro, senza contare i senza tetto che a Parigi sono migliaia: sono rimaste aperte per tutta la notte numerose stazioni di metropolitana che hanno ospitato i vagabondi.
Anche la Gran Bretagna è stata investita dalla morsa polare che ha provocato morti e gravi disagi: almeno quattro persone sono state uccise dal freddo, mentre centinaia di persone sono rimaste intrappolate nelle auto e nei treni in aperta campagna. A Londra ieri la temperatura era di sette gradi sotto zero e le maggiori preoccupazioni sono i tantissimi anziani che vivono da soli, spesso senza adeguati impianti di riscaldamento; in Galles una donna di 84 anni è stata trovata morta davanti al caminetto spento, in una casa priva di acqua, elettricità e riscaldamento a gas.
In Austria la situazione sta lentamente migliorando dopo la tempesta di neve di due giorni fa. A Vienna duemila uomini hanno lavorato per sgomberare le strade. Cinque persone sono state ricoverate per principi di congelamento. In alcune località del paese le punte minime hanno raggiunto i meno 29 gradi.
Freddo record anche in Svizzera dove il termometro è sceso a 42 gradi sotto zero. Numerosi gli incidenti sulle strade e i ritardi nel traffico aereo e ferroviario, il ghiaccio ha bloccato persino le barriere dei passaggi a livello.
In Germania le abbondanti nevicate e gelate, intorno ai 20 gradi sotto zero, hanno provocato disagi in tutto il paese. Nel Sud è deragliato un treno merci senza provocare vittime, ma tutti i convogli si muovono con grandi ritardi e si contano a centinaia gli incidenti con decine di morti. Sono stati sospesi i traghetti ferroviari per la Svezia e la Danimarca.
In Russia le valanghe hanno causato almeno 29 vittime e così il numero di morti sale a 57 nel solo mese di gennaio. A Mosca la temperatura registrata ieri era di 20 gradi sotto zero, mentre nella città di Leningrado il termometro è sceso a meno 45 gradi. I centri turistici per gli sport invernali sono stati evacuati. Danni anche all’economia.
 

DOMANDE
(per ogni gruppo solo una delle quattro affermazioni è corretta, individuala)
 

1.a In Gran Bretagna alcune persone sono morte per il gelo
1.b. In Gran Bretagna quattro persone sono state uccise durante le ultime fredde giornate
1.c. In Gran Bretagna alcune persone sono morte perché non sono riuscite a uscire dalla loro auto rimasta bloccata
1.d. In Gran Bretagna quattro persone sono state uccise perché ritenute responsabili del freddo degli ultimi giorni
 

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2.a In certe località dell’Austria cinque persone sono state portate all’ospedale in seguito ad un principio di

      congelamento
2.b In alcuni posti dell’Austria la temperatura si è aggirata sui 29 gradi sotto zero
2.c In certi posti dell’Austria la temperatura è stata così bassa da raggiungere, in alcuni momenti, i 29 gradi sotto zero,
2.d In alcune zone di Vienna i valori minimi della temperatura sono arrivati fino a 29 gradi sotto zero
 

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3.a In Svizzera aeroplani e treni hanno viaggiato puntuali
3.b In Svizzera parecchi treni sono stati puntuali
3.c In Svizzera vi sono stati ritardi nei treni
3.d In Svizzera vi sono stati incidenti nel traffico aereo e ferroviario
 

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4.a Le navi che trasportavano i viaggiatori delle ferrovie tra Svezia e Danimarca non hanno funzionato
4.b Le navi traghetto per la Svezia e Danimarca hanno dovuto essere sollevate
4.c Le navi che trasportano i viaggiatori ferroviari che dalla Germania vogliono andare in Svezia e Danimarca sono 

     state tenute ferme nei loro porti
4.d Vi sono stati centinaia di incidenti in relazione ai traghetti ferroviari per Svezia e Danimarca
 

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5.a Il freddo degli ultimi giorni ha provocato danni alle case russe
5.b Il freddo degli ultimi giorni ha fatto perdere denaro ai Russi
5.c Il freddo degli ultimi giorni ha danneggiato i centri turistici per gli sport invernali
5.d Il freddo degli ultimi giorni ha richiesto severe condanne per i responsabili

 

Dopo aver individua le uniche cinque affermazioni corrette rispetto al testo, vai alla Pagina delle risposte per vedere se le tue scelte sono corrette.

Se non hai individuato nessuna affermazione corretta sei nella fascia D, se hai individuato da 1 a 2 affermazioni sei nella fascia C,  3 affermazioni sei nella fascia B, da 4 a 5 affermazioni sei nella fascia A.    

 

INDICAZIONI CONCLUSIVE

Finite le prove d'ingresso ora puoi meglio collocarti secondo il tuo livello di conoscenza della lingua. Se nelle tre prove ti sei sempre collocato nella fascia D è evidente che ti conviene iniziare il tuo percorso di potenziamento collocandoti in quella fascia, se hai ottenuto tre A potrai iniziare collocandoti in quella fascia; stessa cosa puoi fare per le altre due fasce. Nel caso in cui avessi ottenuto risultati diversi, ad esempio fascia D per il primo esercizio e fasce B e C per il secondo e il terzo esercizio, allora scegli tu dove collocarti, sai che sei più debole per un tipo di esercizio rispetto all'altro.

 

BUON LAVORO    

 

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Fascia D

 

TEORIA

La lingua serve per comunicare, e noi comunichiamo:

mediante particolari suoni (i suoni di una lingua si definiscono "fonemi")

mediante particolari segni grafici (i segni grafici usati da una determinata lingua si definiscono "grafemi")

 

Imparare ad usare una lingua significa, innanzitutto, imparare quali sono i fonemi e quali i grafemi che la compongono.

 

FONEMI

Il termine “fonema” deriva dal greco phoné, che significa suono. In grammatica con fonema intendiamo la minima unità sonora di cui si serve una lingua per trasmettere dei significati. Combinati assieme i fonemi formano le parole in grado di  trasmettere le informazioni desiderate.

La lingua italiana è formata da trenta fonemi rappresentati, secondo la trascrizione fonetica internazionale, nella seguente tabella:

 

 

GRAFEMI

Se i fonemi richiamano i suoni, il termine “grafema” rinvia allo scritto, grafema deriva dal greco gráphein che significa scrivere. E come i fonemi rappresentano le minime unità sonore, così i grafemi rappresentano le minime unità di scrittura di cui si serve una lingua per trasmettere significati. Combinati assieme i grafemi formano le parole scritte, anche queste in grado di trasmettere significati.

I grafemi, o lettere, che formano la lingua scritta italiana sono ventuno, l’insieme viene denominato alfabeto. Le lettere che compongono l’alfabeto si distinguono in vocali (sono cinque) e in consonanti (sono sedici).

 

Vocali

La tradizionale suddivisione delle lettere dell’alfabeto in vocali e consonanti altro non è che un sottolineare il rapporto originario del testo scritto con il parlato. Il termine “vocale”, infatti, deriva da voce, suono, vocali sono quei fonemi che escono dalla cavità orale e nasale senza incontrare ostacoli.

Le vocali della lingua italiana sono le seguenti: a, e, i, o, u

Le vocali costituiscono la base della pronuncia: qualsiasi parola, per essere pronunciata, deve comprendere almeno una vocale.

 Consonanti

Il termine “consonante” (suonare con) indica la principale caratteristica di tali elementi dell’alfabeto, ossia l’acquistare sonorità solo se accompagnati ad una vocale. A differenza delle vocali, la pronuncia delle consonanti richiede che l’aria proveniente dai polmoni incontri degli ostacoli, il canale orale dovrà perciò essere chiuso, o semichiuso, da uno o più dei seguenti organi: labbra, denti, palato, lingua.

Le consonanti della lingua italiana sono le seguenti:

Consonante

Organi che si frappongono all’uscita dell’aria

b, m, p,

labbra (labiali)

f, v,

labbra-denti (labio-dentali)

t, d, n, l, r, s, z

denti (dentali)

c, g (dolci)

palato-lingua (palatali)

c,g (dure), q  

palato-lingua (gutturali)

 

 

ESERCIZI

D. 1

Come primo esercizio ti consiglio di provare con un dettato si tratta di trovare un amico che ti legga piano un testo semplice che tu dovrai scrivere. Il dettato ti consentirà di verificare il tuo livello di abilità nella trasformazione dei fonemi in grafemi.

 

TESTO DEL DETTATO

Ieri Antonio ti è venuto a cercare ma non ti ha trovato.

Non puoi essere così stanco ogni giorno.

Studiare una lingua straniera è difficile.

Vieni a giocare da noi domani.

Sono molto stanco oggi.

 

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SILLABE

Il termine “sillaba” deriva dal greco “syllabè”e significa raccogliere insieme. Come per il dittongo, il trittongo e lo iato, anche la sillaba è legata alla pronuncia della parola e quindi fa riferimento al parlato. Con sillaba si intende un fonema, o gruppo di fonemi, che vengono pronunciati assieme in un’unica emissione di voce. Ogni sillaba deve contenere almeno una vocale, la voce altrimenti non avrebbe la possibilità di sostenersi (le consonanti, in quanto tali, non sono in grado di sostenere la voce).

 

Per identificare le sillabe che compongono una parola dobbiamo considerare che una sillaba può essere costituita:

a.       da una vocale (a-iuo-la)

b.       da un dittongo (au-ro-ra)

c.       da un trittongo (a-iuo-la)

d.       da un gruppo costituito da vocale più consonante che la precede o la segue (ta-vo-lo, al-to,)

e.       da un gruppo costituito da vocale più consonanti che la precedono e la seguono (mar-tel-lo)

f.        da un gruppo costituito da dittongo più consonante che lo precede o lo segue (fiu-to)

g.       da un gruppo costituito da dittongo più consonanti che lo precederono e lo seguono(fiam-ma)

h.       da un gruppo costituito da trittongo più consonante che lo precede o lo segue (buoi)

 

A seconda del numero di sillabe che le costituiscono le parole si dividono in:

 

Saper dividere una parola in sillabe diventa utile quando, scrivendo, dobbiamo spezzare una parola per andare a capo, le regole da seguire sono le seguenti:

a.       le consonati semplici costituiscono sillaba con la vocale o dittongo che segue (fe-li-ci-)

b.       le vocali, i dittonghi e i trittonghi a inizio di parola, quando sono seguiti da una sola consonante costituiscono una

         sillaba (au-ro-ra)

c.       le consonanti doppie e il gruppo “cq” si dividono tra le due sillabe (ar-ri-vo, ac-qua)

 

ESERCIZI

D. 2

(pagina delle risposte)

Dividi in sillabe le parole indicate

Oggi, domani, mamma, giro, remo, casa, grafica, sedile, trotto, arrestare.

 

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ACCENTI

Accento tonico

Pronunciando una parola, la nostra voce cade con maggior forza su una sillaba. La sillaba su cui cade l’accento si dice sillaba tonica, mentre le altre sillabe vengono dette atone.

In base alla posizione della sillaba tonica le parole si distinguono in: 

TRONCHE, accento sull’ultima sillaba (perché, ver, por)

PIANE, accento sulla penultima sillaba (lo*, sare*)

SDRUCCIOLE, accento sulla terzultima sillaba (vola*, pido*) 

BISDRUCCIOLE, accento sulla quartultima sillaba (minano)

*attenzione l’accento indicato è solo accento tonico, non deve essere indicato nella forma scritta della parola.

 

Accento grafico

Solo in pochi casi, come vedremo, l’accento tonico viene rappresentato nella forma scritta della parola.

 

La lingua italiana prevede tre tipi di accento grafico:

L’accento grafico viene usato:

a.             in tutte le parole tronche (non monosillabiche[1]) (affinché, però, velocità, farò, ecc.)

b.             nei casi di parole omonime[2] per evitare confusioni (àncora-ancora, perdono-perdòno, ecc.)

c.             in alcuni monosillabi per evitare confusione con altri di uguale scrittura (è-e, sé-se, sì-si, ecc.)

d.             nei monosillabi che terminano con dittongo, per indicare che la lettera accentata è la seconda (più, giù,

               già, giù). Bisogna però ricordare che qui, quo e qua non vanno accentati (in questi casi da un punto di vista fonico

               non abbiamo due vocali perché “q” e “u” sono legate in un unico suono consonantico).

Dato che sono diversi i monosillabi che mutano di significato con l’accento, e che spesso in merito alla corretta grafia sorgono dei dubbi è meglio osservare i più diffusi nel dettaglio.

Monosillabo

Analisi grammaticale

Esempio

te

pronome personale

sostantivo

Te ne vai? (il suono della “e” è stretto)

Vuoi del ? (non si scriva però thè)

la

la

la

articolo

pronome personale

sostantivo

avverbio di luogo

La minestra è pronta

Come la sai lunga

Il la è una delle sette note

Giovanni è

da

preposizione semplice

terza persona dell’indicativo presente del verbo dare

Da dove vieni?

Antonio una mano alla mamma

e

è

congiunzione

terza persona dell’indicativo presente del verbo essere

Giovanni e Maria

Questo studente è preparato

si

si

pronome personale

sostantivo

avverbio di affermazione

Maria si veste con eleganza

Il si è la settima nota

, sono stato io!

ne

ne

particella atona con funzione avverbiale

particella atona con funzione pronominale

congiunzione negativa (con il significato di: e non)

Arrivai a Roma a sera e ne ripartii il mattino

Me ne ha parlato Antonio

Non ha voluto parlare scrivere (Non sa leggere scrivere)

li

pronome personale

avverbio di luogo

Li conosco benissimo!

La bicicletta è

se

se

sostantivo

congiunzione

pronome personale

Accetto volentieri ma c’è un se

Se domani sarà bel tempo andremo al mare

Ce chi pensa solo a (può non essere accentato davanti a “stesso”)

 

ELISIONE E TRONCAMENTO

Elisione

Con ELISIONE si intende la soppressione di una vocale finale atona[3]  di una parola davanti ad altra parola che cominci per vocale, al posto della vocale caduta si mette un apposito segno, l’apostrofo.

 L’ ELISIONE si deve attuare nei seguenti casi:

1. Con ci davanti a voci del verbo essere:

c’è, c’era, c’erano

 2. Con l’articolo una:

un’ora

 3. Con gli articoli lo, la, e le relative preposizioni articolate:

l’orto, all’orto, dall’orto, nell’orto,

l’anima, all’anima, dell’anima, nell’anima

 4. Con gli davanti a parole che iniziano con i:

gl’Italiani

 5. Con bello/bella, quello/quella:

bell’uomo, quell’erba

 6. Con santo davanti a vocale:

sant’Agnese

 7. Con alcune locuzioni caratteristiche:

senz’altro, tutt’altro, mezz’ora

 8. Con la preposizione da in alcune espressioni:

d’allora, d’ora, d’altra parte

9. Con la preposizione di in alcune espressioni:

d’accordo, d’epoca, d’oro

 

L’ ELISIONE è facoltativa nei seguenti casi:

1. Con le particelle mi, ti, si

mi importa/m’importa, ti accolsi/t’accolsi, si accende/s’accende

 2. Con questo e grande:

questo assegno/quest’assegno, grande uomo/grand’uomo

 3. Con la preposizione di in alcune espressioni:

di esempio/d’esempio

(ricordo che il monosillabo da non si elide, scriveremo perciò da amare e non d’amare. A questa regola fanno eccezione alcuni casi cristallizzati dall’uso: d’ora in poi, d’ora in avanti, d’altronde, d’altra parte).

 

 

Troncamento

Con TRONCAMENTO s'intende la caduta di una vocale o di una sillaba finale atona di una parola davanti ad un’altra parola iniziante sia per vocale che per consonante (in quest’ultimo caso bisogna, però, ricordare che non si esegue mai il troncamento quando la parola che segue inizia con s impura[4], z, gn, ps). Perché il troncamento sia possibile la lettera che precede la vocale o sillaba da eliminare deve essere una delle seguenti: l-m-n-r.

Il TRONCAMENTO si deve attuare nei seguenti casi:

1. Con uno e suoi composti (alcuno, ciascuno, ecc):

un uomo, alcun luogo

 2. Con buono, bello, quello davanti a consonante:

buon giorno, bel cane, quel giorno

 3. Con santo davanti a consonante:

san Mattia

 4. Con quale davanti a “è”:

qual è

 Il TRONCAMENTO è facoltativo nei seguenti casi:

1. Con tale e quale davanti a vocale e consonante:

tal uomo/tale uomo, qual buon vento/quale buon vento

2. Con l’aggettivo grande davanti a nomi maschili che cominciano per consonante:

gran signore/grande signore

3. Con frate davanti a consonante e suora davanti a vocale e consonante:

fra Cristoforo/frate Cristoforo, suor Antonia/suora Antonia

 

Un dubbio può sorgere quando, a fin di riga, si deve andare a capo, è consentito andare a capo concludendo la riga con l’apostrofo, ossia è possibile scrive l’ (a capo) amico. Ebbene tale operazione è consentita non è invece consentito indicare la vocale caduta, quindi è un errore scrivere lo (a capo) amico.

 

SUGGERIMENTO

Un suggerimento pratico per riuscire a distinguere quando si deve indicare elisione e quando troncamento consiste nel prendere la parola che precede e, mantenendo la concordanza maschile/ femminile, provare a metterla davanti a nuova parola che inizia con consonante, se può stare così troncata significa che si trattava di troncamento, altrimenti si tratta di elisione.

Es. un’amica o un amica?, consideriamo l’articolo “un” se lo mettiamo davanti a parola che inizia con consonante, mantenendo la concordanza del genere femminile, otteniamo: un sedia, chiaramente così scritto non va bene, dobbiamo scrivere una sedia, perciò l’articolo in partenza era una e non un e quindi dobbiamo scrivere un’amica, ossia attuare l’elisione.

Troncamenti senza incontro di parole

Elisione e troncamento sono fenomeni legati all’incontro di due parole, esistono però anche dei casi in cui vi è la caduta della vocale o sillaba finale di una parola indipendentemente dall’incontro con altre parole. Per indicare la perdita è necessario mettere un segno d’apostrofo, i casi più diffusi sono:

sta’ = imperativo di stare. Es. Sta’ fermo!

fa’ = imperativo di fare. Es. Fa’ i compiti!

da’ = imperativo di dare. Es. Da’ la mancia a Mirko!

di’= imperativo di dire. Es. Di’ quello che pensi!

va’ = imperativo di andare. Es. Va’ a prendere il quaderno! 

 

ALCUNI CASI DUBBI

Dopo quanto abbiamo visto riporto una tabella riassuntiva che ci può essere d’aiuto nei casi dubbi

se - sé - s'è (Se s'è fatto male da peggio per lui!)

ce - c'è (C'è già molto sale, non ce ne mettere più)

sta - sta' (Guarda Antonio come sta fermo: sta' buono anche tu!)

da - dà - da' (Se Maria ti la penna, tu da' a Giovanni il quaderno)

di - dì - di' (Di' un po', hai capito? Di queste pillole deve prenderne due al )

va-va' (Maria va a casa presto, va' con lei). Va indica la terza persona(egli va), va' la seconda(vai tu).

to’ - t'ho (To', chi si vede... T'ho visto sai?)

fa - fa' (Giovanni fa i suoi compiti, tu fa' i tuoi!)

la - là - l'ha (La gomma l'ha messa )

lo - l'ho (Lo zainetto l'ho preso io)

ma - mah - m'ha (Mah, non m'ha detto nulla, ma io ho capito lo stesso...)

ne - né - n'è (Anche se ce n'è ancora, non ne voglio più di questo di quello)

 


[1] Formate da una sola sillaba

[2] Parole che sono formate dalle stesse lettere, ma hanno significati diversi

[3] Non accentata (attenzione non solo accento grafico, ma anche accento tonico!)

[4] Quando la lettera s è seguita da altra consonante

 

ESERCIZI

D. 3

(pagina delle risposte)

Le frasi che seguono non riportano nessun accento, elisione, troncamento, prova a riscriverle correttamente.

Domani saro da te alle cinque, verra anche Maria con un amica per prendere il te.

Qual e il fine di quello uomo, nessuno lo sa, ne lo sapra mai.

Non ne vogliamo piu, ne io ne Antonio, poggia la quello che rimane.

Sta fermo, guarda Antonio come sta fermo, quante volte te lo ho detto che ormai sei grande devi comportarti come uno uomo.

Allora siamo daccordo, ci vediamo domani come e stato stabilito tempo fa.    

 

   

 

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Fascia C

TEORIA

La lingua serve per comunicare, e noi comunichiamo:

mediante particolari suoni (i suoni di una lingua si definiscono "fonemi")

mediante particolari segni grafici (i segni grafici usati da una determinata lingua si definiscono "grafemi")

 

Imparare ad usare una lingua significa, innanzitutto, imparare quali sono i fonemi e quali i grafemi che la compongono.

 

FONEMI

Il termine “fonema” deriva dal greco phoné, che significa suono. In grammatica con fonema intendiamo la minima unità sonora di cui si serve una lingua per trasmettere dei significati. Combinati assieme i fonemi formano le parole in grado di  trasmettere le informazioni desiderate.

La lingua italiana è formata da trenta fonemi rappresentati, secondo la trascrizione fonetica internazionale, nella seguente tabella:

 

 

GRAFEMI

Se i fonemi richiamano i suoni, il termine “grafema” rinvia allo scritto, grafema deriva dal greco gráphein che significa scrivere. E come i fonemi rappresentano le minime unità sonore, così i grafemi rappresentano le minime unità di scrittura di cui si serve una lingua per trasmettere significati. Combinati assieme i grafemi formano le parole scritte, anche queste in grado di trasmettere significati.

I grafemi, o lettere, che formano la lingua scritta italiana sono ventuno, l’insieme viene denominato alfabeto. Le lettere che compongono l’alfabeto si distinguono in vocali (sono cinque) e in consonanti (sono sedici).

 

Vocali

La tradizionale suddivisione delle lettere dell’alfabeto in vocali e consonanti altro non è che un sottolineare il rapporto originario del testo scritto con il parlato. Il termine “vocale”, infatti, deriva da voce, suono, vocali sono quei fonemi che escono dalla cavità orale e nasale senza incontrare ostacoli.

Le vocali della lingua italiana sono le seguenti: a, e, i, o, u

Le vocali costituiscono la base della pronuncia: qualsiasi parola, per essere pronunciata, deve comprendere almeno una vocale.

 Consonanti

Il termine “consonante” (suonare con) indica la principale caratteristica di tali elementi dell’alfabeto, ossia l’acquistare sonorità solo se accompagnati ad una vocale. A differenza delle vocali, la pronuncia delle consonanti richiede che l’aria proveniente dai polmoni incontri degli ostacoli, il canale orale dovrà perciò essere chiuso, o semichiuso, da uno o più dei seguenti organi: labbra, denti, palato, lingua.

Le consonanti della lingua italiana sono le seguenti:

Consonante

Organi che si frappongono all’uscita dell’aria

b, m, p,

labbra (labiali)

f, v,

labbra-denti (labio-dentali)

t, d, n, l, r, s, z

denti (dentali)

c, g (dolci)

palato-lingua (palatali)

c,g (dure), q  

palato-lingua (gutturali)

 

ESERCIZI

 

C. 1

Come primo esercizio ti consiglio di provare con un dettato si tratta di trovare un amico che ti legga piano un testo semplice che tu dovrai scrivere. Il dettato ti consentirà di verificare il tuo livello di abilità nella trasformazione dei fonemi in grafemi.

 

TESTO DEL DETTATO

Ieri Antonio ti è venuto a cercare ma non ti ha trovato.

Non puoi essere così stanco ogni giorno.

Studiare una lingua straniera è difficile.

Vieni a giocare da noi domani.

Sono molto stanco oggi.

 

 

------------------------------------

 

SILLABE

Il termine “sillaba” deriva dal greco “syllabè”e significa raccogliere insieme. Come per il dittongo, il trittongo e lo iato, anche la sillaba è legata alla pronuncia della parola e quindi fa riferimento al parlato. Con sillaba si intende un fonema, o gruppo di fonemi, che vengono pronunciati assieme in un’unica emissione di voce. Ogni sillaba deve contenere almeno una vocale, la voce altrimenti non avrebbe la possibilità di sostenersi (le consonanti, in quanto tali, non sono in grado di sostenere la voce).

 

Per identificare le sillabe che compongono una parola dobbiamo considerare che una sillaba può essere costituita:

a.       da una vocale (a-iuo-la)

b.       da un dittongo (au-ro-ra)

c.       da un trittongo (a-iuo-la)

d.       da un gruppo costituito da vocale più consonante che la precede o la segue (ta-vo-lo, al-to,)

e.       da un gruppo costituito da vocale più consonanti che la precedono e la seguono (mar-tel-lo)

f.        da un gruppo costituito da dittongo più consonante che lo precede o lo segue (fiu-to)

g.       da un gruppo costituito da dittongo più consonanti che lo precederono e lo seguono(fiam-ma)

h.       da un gruppo costituito da trittongo più consonante che lo precede o lo segue (buoi)

 

A seconda del numero di sillabe che le costituiscono le parole si dividono in:

 

Saper dividere una parola in sillabe diventa utile quando, scrivendo, dobbiamo spezzare una parola per andare a capo, le regole da seguire sono le seguenti:

a.       le consonati semplici costituiscono sillaba con la vocale o dittongo che segue (fe-li-ci-)

b.       le vocali, i dittonghi e i trittonghi a inizio di parola, quando sono seguiti da una sola consonante costituiscono una

         sillaba (au-ro-ra)

c.       le consonanti doppie e il gruppo “cq” si dividono tra le due sillabe (ar-ri-vo, ac-qua)

 

ESERCIZI

 

C. 2

(pagina delle risposte)

Dividi in sillabe le parole indicate

Oggi, domani, mamma, giro, remo, casa, grafica, sedile, trotto, arrestare.     

 

-----------------------------------

 

ACCENTI

Accento tonico

Pronunciando una parola, la nostra voce cade con maggior forza su una sillaba. La sillaba su cui cade l’accento si dice sillaba tonica, mentre le altre sillabe vengono dette atone.

In base alla posizione della sillaba tonica le parole si distinguono in: 

TRONCHE, accento sull’ultima sillaba (perché, ver, por)

PIANE, accento sulla penultima sillaba (lo*, sare*)

SDRUCCIOLE, accento sulla terzultima sillaba (vola*, pido*) 

BISDRUCCIOLE, accento sulla quartultima sillaba (minano)

*attenzione l’accento indicato è solo accento tonico, non deve essere indicato nella forma scritta della parola.

 

Accento grafico

Solo in pochi casi, come vedremo, l’accento tonico viene rappresentato nella forma scritta della parola.

 

La lingua italiana prevede tre tipi di accento grafico:

L’accento grafico viene usato:

a.             in tutte le parole tronche (non monosillabiche[1]) (affinché, però, velocità, farò, ecc.)

b.             nei casi di parole omonime[2] per evitare confusioni (àncora-ancora, perdono-perdòno, ecc.)

c.             in alcuni monosillabi per evitare confusione con altri di uguale scrittura (è-e, sé-se, sì-si, ecc.)

d.             nei monosillabi che terminano con dittongo, per indicare che la lettera accentata è la seconda (più, giù,

               già, giù). Bisogna però ricordare che qui, quo e qua non vanno accentati (in questi casi da un punto di vista fonico

               non abbiamo due vocali perché “q” e “u” sono legate in un unico suono consonantico).

Dato che sono diversi i monosillabi che mutano di significato con l’accento, e che spesso in merito alla corretta grafia sorgono dei dubbi è meglio osservare i più diffusi nel dettaglio.

Monosillabo

Analisi grammaticale

Esempio

te

pronome personale

sostantivo

Te ne vai? (il suono della “e” è stretto)

Vuoi del ? (non si scriva però thè)

la

la

la

articolo

pronome personale

sostantivo

avverbio di luogo

La minestra è pronta

Come la sai lunga

Il la è una delle sette note

Giovanni è

da

preposizione semplice

terza persona dell’indicativo presente del verbo dare

Da dove vieni?

Antonio una mano alla mamma

e

è

congiunzione

terza persona dell’indicativo presente del verbo essere

Giovanni e Maria

Questo studente è preparato

si

si

pronome personale

sostantivo

avverbio di affermazione

Maria si veste con eleganza

Il si è la settima nota

, sono stato io!

ne

ne

particella atona con funzione avverbiale

particella atona con funzione pronominale

congiunzione negativa (con il significato di: e non)

Arrivai a Roma a sera e ne ripartii il mattino

Me ne ha parlato Antonio

Non ha voluto parlare scrivere (Non sa leggere scrivere)

li

pronome personale

avverbio di luogo

Li conosco benissimo!

La bicicletta è

se

se

sostantivo

congiunzione

pronome personale

Accetto volentieri ma c’è un se

Se domani sarà bel tempo andremo al mare

Ce chi pensa solo a (può non essere accentato davanti a “stesso”)

 

ELISIONE E TRONCAMENTO

Elisione

Con ELISIONE si intende la soppressione di una vocale finale atona[3]  di una parola davanti ad altra parola che cominci per vocale, al posto della vocale caduta si mette un apposito segno, l’apostrofo.

 L’ ELISIONE si deve attuare nei seguenti casi:

1. Con ci davanti a voci del verbo essere:

c’è, c’era, c’erano

 2. Con l’articolo una:

un’ora

 3. Con gli articoli lo, la, e le relative preposizioni articolate:

l’orto, all’orto, dall’orto, nell’orto,

l’anima, all’anima, dell’anima, nell’anima

 4. Con gli davanti a parole che iniziano con i:

gl’Italiani

 5. Con bello/bella, quello/quella:

bell’uomo, quell’erba

 6. Con santo davanti a vocale:

sant’Agnese

 7. Con alcune locuzioni caratteristiche:

senz’altro, tutt’altro, mezz’ora

 8. Con la preposizione da in alcune espressioni:

d’allora, d’ora, d’altra parte

9. Con la preposizione di in alcune espressioni:

d’accordo, d’epoca, d’oro

 

L’ ELISIONE è facoltativa nei seguenti casi:

1. Con le particelle mi, ti, si

mi importa/m’importa, ti accolsi/t’accolsi, si accende/s’accende

 2. Con questo e grande:

questo assegno/quest’assegno, grande uomo/grand’uomo

 3. Con la preposizione di in alcune espressioni:

di esempio/d’esempio

(ricordo che il monosillabo da non si elide, scriveremo perciò da amare e non d’amare. A questa regola fanno eccezione alcuni casi cristallizzati dall’uso: d’ora in poi, d’ora in avanti, d’altronde, d’altra parte).

 

 

Troncamento

Con TRONCAMENTO s'intende la caduta di una vocale o di una sillaba finale atona di una parola davanti ad un’altra parola iniziante sia per vocale che per consonante (in quest’ultimo caso bisogna, però, ricordare che non si esegue mai il troncamento quando la parola che segue inizia con s impura[4], z, gn, ps). Perché il troncamento sia possibile la lettera che precede la vocale o sillaba da eliminare deve essere una delle seguenti: l-m-n-r.

Il TRONCAMENTO si deve attuare nei seguenti casi:

1. Con uno e suoi composti (alcuno, ciascuno, ecc):

un uomo, alcun luogo

 2. Con buono, bello, quello davanti a consonante:

buon giorno, bel cane, quel giorno

 3. Con santo davanti a consonante:

san Mattia

 4. Con quale davanti a “è”:

qual è

 Il TRONCAMENTO è facoltativo nei seguenti casi:

1. Con tale e quale davanti a vocale e consonante:

tal uomo/tale uomo, qual buon vento/quale buon vento

2. Con l’aggettivo grande davanti a nomi maschili che cominciano per consonante:

gran signore/grande signore

3. Con frate davanti a consonante e suora davanti a vocale e consonante:

fra Cristoforo/frate Cristoforo, suor Antonia/suora Antonia

 

Un dubbio può sorgere quando, a fin di riga, si deve andare a capo, è consentito andare a capo concludendo la riga con l’apostrofo, ossia è possibile scrive l’ (a capo) amico. Ebbene tale operazione è consentita non è invece consentito indicare la vocale caduta, quindi è un errore scrivere lo (a capo) amico.

 

SUGGERIMENTO

Un suggerimento pratico per riuscire a distinguere quando si deve indicare elisione e quando troncamento consiste nel prendere la parola che precede e, mantenendo la concordanza maschile/ femminile, provare a metterla davanti a nuova parola che inizia con consonante, se può stare così troncata significa che si trattava di troncamento, altrimenti si tratta di elisione.

Es. un’amica o un amica?, consideriamo l’articolo “un” se lo mettiamo davanti a parola che inizia con consonante, mantenendo la concordanza del genere femminile, otteniamo: un sedia, chiaramente così scritto non va bene, dobbiamo scrivere una sedia, perciò l’articolo in partenza era una e non un e quindi dobbiamo scrivere un’amica, ossia attuare l’elisione.

Troncamenti senza incontro di parole

Elisione e troncamento sono fenomeni legati all’incontro di due parole, esistono però anche dei casi in cui vi è la caduta della vocale o sillaba finale di una parola indipendentemente dall’incontro con altre parole. Per indicare la perdita è necessario mettere un segno d’apostrofo, i casi più diffusi sono:

sta’ = imperativo di stare. Es. Sta’ fermo!

fa’ = imperativo di fare. Es. Fa’ i compiti!

da’ = imperativo di dare. Es. Da’ la mancia a Mirko!

di’= imperativo di dire. Es. Di’ quello che pensi!

va’ = imperativo di andare. Es. Va’ a prendere il quaderno! 

 

ALCUNI CASI DUBBI

Dopo quanto abbiamo visto riporto una tabella riassuntiva che ci può essere d’aiuto nei casi dubbi

se - sé - s'è (Se s'è fatto male da peggio per lui!)

ce - c'è (C'è già molto sale, non ce ne mettere più)

sta - sta' (Guarda Antonio come sta fermo: sta' buono anche tu!)

da - dà - da' (Se Maria ti la penna, tu da' a Giovanni il quaderno)

di - dì - di' (Di' un po', hai capito? Di queste pillole deve prenderne due al )

va-va' (Maria va a casa presto, va' con lei). Va indica la terza persona(egli va), va' la seconda(vai tu).

to’ - t'ho (To', chi si vede... T'ho visto sai?)

fa - fa' (Giovanni fa i suoi compiti, tu fa' i tuoi!)

la - là - l'ha (La gomma l'ha messa )

lo - l'ho (Lo zainetto l'ho preso io)

ma - mah - m'ha (Mah, non m'ha detto nulla, ma io ho capito lo stesso...)

ne - né - n'è (Anche se ce n'è ancora, non ne voglio più di questo di quello)

 


[1] Formate da una sola sillaba

[2] Parole che sono formate dalle stesse lettere, ma hanno significati diversi

[3] Non accentata (attenzione non solo accento grafico, ma anche accento tonico!)

[4] Quando la lettera s è seguita da altra consonante

 

ESERCIZI

C. 3

(pagina delle risposte)

Le frasi che seguono non riportano nessun accento, elisione, troncamento, prova a riscriverle correttamente.

Domani saro da te alle cinque, verra anche Maria con un amica per prendere il te.

Qual e il fine di quello uomo, nessuno lo sa, ne lo sapra mai.

Non ne vogliamo piu, ne io ne Antonio, poggia la quello che rimane.

Sta fermo, guarda Antonio come sta fermo, quante volte te lo ho detto che ormai sei grande devi comportarti come uno uomo.

Allora siamo daccordo, ci vediamo domani come e stato stabilito tempo fa.    

 

 

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Fascia B

TEORIA

La lingua serve per comunicare, e noi comunichiamo:

mediante particolari suoni (i suoni di una lingua si definiscono "fonemi")

mediante particolari segni grafici (i segni grafici usati da una determinata lingua si definiscono "grafemi")

 

Imparare ad usare una lingua significa, innanzitutto, imparare quali sono i fonemi e quali i grafemi che la compongono.

 

FONEMI

Il termine “fonema” deriva dal greco phoné, che significa suono. In grammatica con fonema intendiamo la minima unità sonora di cui si serve una lingua per trasmettere dei significati. Combinati assieme i fonemi formano le parole in grado di  trasmettere le informazioni desiderate.

La lingua italiana è formata da trenta fonemi rappresentati, secondo la trascrizione fonetica internazionale, nella seguente tabella:

 

 

GRAFEMI

Se i fonemi richiamano i suoni, il termine “grafema” rinvia allo scritto, grafema deriva dal greco gráphein che significa scrivere. E come i fonemi rappresentano le minime unità sonore, così i grafemi rappresentano le minime unità di scrittura di cui si serve una lingua per trasmettere significati. Combinati assieme i grafemi formano le parole scritte, anche queste in grado di trasmettere significati.

I grafemi, o lettere, che formano la lingua scritta italiana sono ventuno, l’insieme viene denominato alfabeto. Le lettere che compongono l’alfabeto si distinguono in vocali (sono cinque) e in consonanti (sono sedici).

 

Vocali

La tradizionale suddivisione delle lettere dell’alfabeto in vocali e consonanti altro non è che un sottolineare il rapporto originario del testo scritto con il parlato. Il termine “vocale”, infatti, deriva da voce, suono, vocali sono quei fonemi che escono dalla cavità orale e nasale senza incontrare ostacoli.

Le vocali della lingua italiana sono le seguenti: a, e, i, o, u

Le vocali costituiscono la base della pronuncia: qualsiasi parola, per essere pronunciata, deve comprendere almeno una vocale.

 Consonanti

Il termine “consonante” (suonare con) indica la principale caratteristica di tali elementi dell’alfabeto, ossia l’acquistare sonorità solo se accompagnati ad una vocale. A differenza delle vocali, la pronuncia delle consonanti richiede che l’aria proveniente dai polmoni incontri degli ostacoli, il canale orale dovrà perciò essere chiuso, o semichiuso, da uno o più dei seguenti organi: labbra, denti, palato, lingua.

Le consonanti della lingua italiana sono le seguenti:

Consonante

Organi che si frappongono all’uscita dell’aria

b, m, p,

labbra (labiali)

f, v,

labbra-denti (labio-dentali)

t, d, n, l, r, s, z

denti (dentali)

c, g (dolci)

palato-lingua (palatali)

c,g (dure), q  

palato-lingua (gutturali)

 

 

DIGRAMMI E TRIGRAMMI

Per i digrammi e i trigrammi possiamo dare le seguenti definizioni:

DIGRAMMA, unione di due grafemi rappresentanti un unico fonema

TRIGRAMMA, unione di tre grafemi rappresentanti un unico fonema

 

I DIGRAMMI sono sette:

ci (seguito dalle vocali a, o, u) camicia, ciuffo, socio

gi (seguito dalle vocali a, o, u) gioco, giudice, giacca

ch (seguito dalla vocale e,i) anche, archi

gh (seguito dalla vocale e,i) righe, ghiaia

gn (seguito da vocale) gnomo, sogni

gl (seguito dalla vocale i) figli

sc (seguito dalle vocali e,i) scena, scimmia

 

I TRIGRAMMI sono due:

sci (seguito dalle vocali a, o, u) prosciutto, coscia, fasciato

gli (seguito da vocale) pagliuzza, moglie

 

DITTONGO, TRITTONGO, IATO

Digrammi e trigrammi fanno riferimento a gruppi di due e tre lettere che possono essere consonate/vocale, consonante/consonante, consonante/consonante/vocale, manca la combinazione vocale/vocale e vocale/vocale/vocale, eppure per esperienza sappiamo che nel parlato esistono delle combinazioni di due e tre vocali che vengono espresse mediante un’unica emissione di voce, sono i dittonghi e i trittonghi. Per comprendere cosa siano i dittonghi e i trittonghi dobbiamo prima comprendere il concetto di semiconsonante e semivocale.

Semiconsonanti e semivocali

La “i” e la “u” non accentate e precedute, o seguite, da una vocale, diventano suoni intermedi tra quelli delle vocali e quelli delle consonanti, in particolare si considerano:

SEMICONSONANTI quando precedono la vocale più forte (piove, lingua)

SEMIVOCALI quando seguono la vocale più forte (sei, pausa)

 Dittongo

Possiamo definire DITTONGO l’unione delle vocali “i” e “u non accentate con una seconda vocale, tale unione porta al formarsi di gruppi che vengono pronunciati con un’unica emissione di voce.

I dittonghi si ottengono quando:

a. La “i” o la “u” atone sono unite ad una seconda vocale forte (poi, ai);

b. Le due vocali deboli “i” e “u” sono tra loro unite ed una di esse è tonica (fiuto, guida)

 Trittongo

Simili ai dittonghi, i TRITTONGHI si ottengono quando abbiamo un gruppo di tre vocali vicine, e nel gruppo sono presenti “i” e “u non accentate (o atone) unite con una terza vocale forte (buoi, guai). Anche i trittonghi, come i dittonghi, si pronunciano con un’unica emissione di voce.

 Iato

Il termine “iato” significa separazione, divisione, e in effetti si ha uno iato quando le vocali vicine si pronunciano mediante distinte emissioni d’aria.

Lo iato si ha:

a. Quando le vocali vicine non sono i e u (po-eta, bo-ato)

b. Quando sono presenti le vocali “i” e “u”, ma su di esse cade l’accento tonico della parola (vi-a, pa-ura).

 

ESERCIZI

 

B. 1

Come primo esercizio ti consiglio di provare con un dettato si tratta di trovare un amico che ti legga piano un testo semplice che tu dovrai scrivere. Il dettato ti consentirà di verificare il tuo livello di abilità nella trasformazione dei fonemi in grafemi.

 

TESTO DEL DETTATO

Trovarsi in un luogo sconosciuto mette sempre timore.

Scegliere è sempre molto rischioso quando non si conoscono i possibili risultati.

Correre in compagnia di qualcuno è divertente.

Stringere forte la corda è necessario per non lasciarsi sfuggire la preda.

Tradurre dall'italiano al ceco è impresa difficile.      

 

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SILLABE

Il termine “sillaba” deriva dal greco “syllabè”e significa raccogliere insieme. Come per il dittongo, il trittongo e lo iato, anche la sillaba è legata alla pronuncia della parola e quindi fa riferimento al parlato. Con sillaba si intende un fonema, o gruppo di fonemi, che vengono pronunciati assieme in un’unica emissione di voce. Ogni sillaba deve contenere almeno una vocale, la voce altrimenti non avrebbe la possibilità di sostenersi (le consonanti, in quanto tali, non sono in grado di sostenere la voce).

 

Per identificare le sillabe che compongono una parola dobbiamo considerare che una sillaba può essere costituita:

a.       da una vocale (a-iuo-la)

b.       da un dittongo (au-ro-ra)

c.       da un trittongo (a-iuo-la)

d.       da un gruppo costituito da vocale più consonante che la precede o la segue (ta-vo-lo, al-to,)

e.       da un gruppo costituito da vocale più consonanti che la precedono e la seguono (mar-tel-lo)

f.        da un gruppo costituito da dittongo più consonante che lo precede o lo segue (fiu-to)

g.       da un gruppo costituito da dittongo più consonanti che lo precederono e lo seguono(fiam-ma)

h.       da un gruppo costituito da trittongo più consonante che lo precede o lo segue (buoi)

 

A seconda del numero di sillabe che le costituiscono le parole si dividono in:

 

Saper dividere una parola in sillabe diventa utile quando, scrivendo, dobbiamo spezzare una parola per andare a capo, le regole da seguire sono le seguenti:

a.       le consonati semplici costituiscono sillaba con la vocale o dittongo che segue (fe-li-ci-)

b.       le vocali, i dittonghi e i trittonghi a inizio di parola, quando sono seguiti da una sola consonante costituiscono una

         sillaba (au-ro-ra)

c.       le consonanti doppie e il gruppo “cq” si dividono tra le due sillabe (ar-ri-vo, ac-qua)

 

ESERCIZI

B. 2

(pagina delle risposte)

Dividi in sillabe le parole indicate

Domani, automobile, silenziatore, remoto, aiuola, traballante, indivisibile, maiuscolo, servitore, scientifico.     

 

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ACCENTI

Accento tonico

Pronunciando una parola, la nostra voce cade con maggior forza su una sillaba. La sillaba su cui cade l’accento si dice sillaba tonica, mentre le altre sillabe vengono dette atone.

In base alla posizione della sillaba tonica le parole si distinguono in: 

TRONCHE, accento sull’ultima sillaba (perché, ver, por)

PIANE, accento sulla penultima sillaba (lo*, sare*)

SDRUCCIOLE, accento sulla terzultima sillaba (vola*, pido*) 

BISDRUCCIOLE, accento sulla quartultima sillaba (minano)

*attenzione l’accento indicato è solo accento tonico, non deve essere indicato nella forma scritta della parola.

 

Accento grafico

Solo in pochi casi, come vedremo, l’accento tonico viene rappresentato nella forma scritta della parola.

 

La lingua italiana prevede tre tipi di accento grafico:

L’accento grafico viene usato:

a.             in tutte le parole tronche (non monosillabiche[1]) (affinché, però, velocità, farò, ecc.)

b.             nei casi di parole omonime[2] per evitare confusioni (àncora-ancora, perdono-perdòno, ecc.)

c.             in alcuni monosillabi per evitare confusione con altri di uguale scrittura (è-e, sé-se, sì-si, ecc.)

d.             nei monosillabi che terminano con dittongo, per indicare che la lettera accentata è la seconda (più, giù,

               già, giù). Bisogna però ricordare che qui, quo e qua non vanno accentati (in questi casi da un punto di vista fonico

               non abbiamo due vocali perché “q” e “u” sono legate in un unico suono consonantico).

Dato che sono diversi i monosillabi che mutano di significato con l’accento, e che spesso in merito alla corretta grafia sorgono dei dubbi è meglio osservare i più diffusi nel dettaglio.

Monosillabo

Analisi grammaticale

Esempio

te

pronome personale

sostantivo

Te ne vai? (il suono della “e” è stretto)

Vuoi del ? (non si scriva però thè)

la

la

la

articolo

pronome personale

sostantivo

avverbio di luogo

La minestra è pronta

Come la sai lunga

Il la è una delle sette note

Giovanni è

da

preposizione semplice

terza persona dell’indicativo presente del verbo dare

Da dove vieni?

Antonio una mano alla mamma

e

è

congiunzione

terza persona dell’indicativo presente del verbo essere

Giovanni e Maria

Questo studente è preparato

si

si

pronome personale

sostantivo

avverbio di affermazione

Maria si veste con eleganza

Il si è la settima nota

, sono stato io!

ne

ne

particella atona con funzione avverbiale

particella atona con funzione pronominale

congiunzione negativa (con il significato di: e non)

Arrivai a Roma a sera e ne ripartii il mattino

Me ne ha parlato Antonio

Non ha voluto parlare scrivere (Non sa leggere scrivere)

li

pronome personale

avverbio di luogo

Li conosco benissimo!

La bicicletta è

se

se

sostantivo

congiunzione

pronome personale

Accetto volentieri ma c’è un se

Se domani sarà bel tempo andremo al mare

Ce chi pensa solo a (può non essere accentato davanti a “stesso”)

 

ELISIONE E TRONCAMENTO

Elisione

Con ELISIONE si intende la soppressione di una vocale finale atona[3]  di una parola davanti ad altra parola che cominci per vocale, al posto della vocale caduta si mette un apposito segno, l’apostrofo.

 L’ ELISIONE si deve attuare nei seguenti casi:

1. Con ci davanti a voci del verbo essere:

c’è, c’era, c’erano

 2. Con l’articolo una:

un’ora

 3. Con gli articoli lo, la, e le relative preposizioni articolate:

l’orto, all’orto, dall’orto, nell’orto,

l’anima, all’anima, dell’anima, nell’anima

 4. Con gli davanti a parole che iniziano con i:

gl’Italiani

 5. Con bello/bella, quello/quella:

bell’uomo, quell’erba

 6. Con santo davanti a vocale:

sant’Agnese

 7. Con alcune locuzioni caratteristiche:

senz’altro, tutt’altro, mezz’ora

 8. Con la preposizione da in alcune espressioni:

d’allora, d’ora, d’altra parte

9. Con la preposizione di in alcune espressioni:

d’accordo, d’epoca, d’oro

 

L’ ELISIONE è facoltativa nei seguenti casi:

1. Con le particelle mi, ti, si

mi importa/m’importa, ti accolsi/t’accolsi, si accende/s’accende

 2. Con questo e grande:

questo assegno/quest’assegno, grande uomo/grand’uomo

 3. Con la preposizione di in alcune espressioni:

di esempio/d’esempio

(ricordo che il monosillabo da non si elide, scriveremo perciò da amare e non d’amare. A questa regola fanno eccezione alcuni casi cristallizzati dall’uso: d’ora in poi, d’ora in avanti, d’altronde, d’altra parte).

 

 

Troncamento

Con TRONCAMENTO s'intende la caduta di una vocale o di una sillaba finale atona di una parola davanti ad un’altra parola iniziante sia per vocale che per consonante (in quest’ultimo caso bisogna, però, ricordare che non si esegue mai il troncamento quando la parola che segue inizia con s impura[4], z, gn, ps). Perché il troncamento sia possibile la lettera che precede la vocale o sillaba da eliminare deve essere una delle seguenti: l-m-n-r.

Il TRONCAMENTO si deve attuare nei seguenti casi:

1. Con uno e suoi composti (alcuno, ciascuno, ecc):

un uomo, alcun luogo

 2. Con buono, bello, quello davanti a consonante:

buon giorno, bel cane, quel giorno

 3. Con santo davanti a consonante:

san Mattia

 4. Con quale davanti a “è”:

qual è

 Il TRONCAMENTO è facoltativo nei seguenti casi:

1. Con tale e quale davanti a vocale e consonante:

tal uomo/tale uomo, qual buon vento/quale buon vento

2. Con l’aggettivo grande davanti a nomi maschili che cominciano per consonante:

gran signore/grande signore

3. Con frate davanti a consonante e suora davanti a vocale e consonante:

fra Cristoforo/frate Cristoforo, suor Antonia/suora Antonia

 

Un dubbio può sorgere quando, a fin di riga, si deve andare a capo, è consentito andare a capo concludendo la riga con l’apostrofo, ossia è possibile scrive l’ (a capo) amico. Ebbene tale operazione è consentita non è invece consentito indicare la vocale caduta, quindi è un errore scrivere lo (a capo) amico.

 

SUGGERIMENTO

Un suggerimento pratico per riuscire a distinguere quando si deve indicare elisione e quando troncamento consiste nel prendere la parola che precede e, mantenendo la concordanza maschile/ femminile, provare a metterla davanti a nuova parola che inizia con consonante, se può stare così troncata significa che si trattava di troncamento, altrimenti si tratta di elisione.

Es. un’amica o un amica?, consideriamo l’articolo “un” se lo mettiamo davanti a parola che inizia con consonante, mantenendo la concordanza del genere femminile, otteniamo: un sedia, chiaramente così scritto non va bene, dobbiamo scrivere una sedia, perciò l’articolo in partenza era una e non un e quindi dobbiamo scrivere un’amica, ossia attuare l’elisione.

Troncamenti senza incontro di parole

Elisione e troncamento sono fenomeni legati all’incontro di due parole, esistono però anche dei casi in cui vi è la caduta della vocale o sillaba finale di una parola indipendentemente dall’incontro con altre parole. Per indicare la perdita è necessario mettere un segno d’apostrofo, i casi più diffusi sono:

sta’ = imperativo di stare. Es. Sta’ fermo!

fa’ = imperativo di fare. Es. Fa’ i compiti!

da’ = imperativo di dare. Es. Da’ la mancia a Mirko!

di’= imperativo di dire. Es. Di’ quello che pensi!

va’ = imperativo di andare. Es. Va’ a prendere il quaderno! 

 

ALCUNI CASI DUBBI

Dopo quanto abbiamo visto riporto una tabella riassuntiva che ci può essere d’aiuto nei casi dubbi

se - sé - s'è (Se s'è fatto male da peggio per lui!)

ce - c'è (C'è già molto sale, non ce ne mettere più)

sta - sta' (Guarda Antonio come sta fermo: sta' buono anche tu!)

da - dà - da' (Se Maria ti la penna, tu da' a Giovanni il quaderno)

di - dì - di' (Di' un po', hai capito? Di queste pillole deve prenderne due al )

va-va' (Maria va a casa presto, va' con lei). Va indica la terza persona(egli va), va' la seconda(vai tu).

to’ - t'ho (To', chi si vede... T'ho visto sai?)

fa - fa' (Giovanni fa i suoi compiti, tu fa' i tuoi!)

la - là - l'ha (La gomma l'ha messa )

lo - l'ho (Lo zainetto l'ho preso io)

ma - mah - m'ha (Mah, non m'ha detto nulla, ma io ho capito lo stesso...)

ne - né - n'è (Anche se ce n'è ancora, non ne voglio più di questo di quello)

 


[1] Formate da una sola sillaba

[2] Parole che sono formate dalle stesse lettere, ma hanno significati diversi

[3] Non accentata (attenzione non solo accento grafico, ma anche accento tonico!)

[4] Quando la lettera s è seguita da altra consonante

 

ESERCIZI

B. 3

(pagina delle risposte)

Le frasi che seguono non riportano nessun accento, elisione, troncamento, prova a riscriverle correttamente.

Domani saro da te alle cinque, verra anche Maria con un amica per prendere il te.

Qual e il fine di quello uomo, nessuno lo sa, ne lo sapra mai.

Non ne vogliamo piu, ne io ne Antonio, poggia la quello che rimane.

Sta fermo, guarda Antonio come sta fermo, quante volte te lo ho detto che ormai sei grande devi comportarti come uno uomo.

Allora siamo daccordo, ci vediamo domani come e stato stabilito tempo fa.    

  

 

 

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Fascia A

TEORIA

La lingua serve per comunicare, e noi comunichiamo:

mediante particolari suoni (i suoni di una lingua si definiscono "fonemi")

mediante particolari segni grafici (i segni grafici usati da una determinata lingua si definiscono "grafemi")

 

Imparare ad usare una lingua significa, innanzitutto, imparare quali sono i fonemi e quali i grafemi che la compongono.

 

FONEMI

Il termine “fonema” deriva dal greco phoné, che significa suono. In grammatica con fonema intendiamo la minima unità sonora di cui si serve una lingua per trasmettere dei significati. Combinati assieme i fonemi formano le parole in grado di  trasmettere le informazioni desiderate.

La lingua italiana è formata da trenta fonemi rappresentati, secondo la trascrizione fonetica internazionale, nella seguente tabella:

 

 

GRAFEMI

Se i fonemi richiamano i suoni, il termine “grafema” rinvia allo scritto, grafema deriva dal greco gráphein che significa scrivere. E come i fonemi rappresentano le minime unità sonore, così i grafemi rappresentano le minime unità di scrittura di cui si serve una lingua per trasmettere significati. Combinati assieme i grafemi formano le parole scritte, anche queste in grado di trasmettere significati.

I grafemi, o lettere, che formano la lingua scritta italiana sono ventuno, l’insieme viene denominato alfabeto. Le lettere che compongono l’alfabeto si distinguono in vocali (sono cinque) e in consonanti (sono sedici).

 

Vocali

La tradizionale suddivisione delle lettere dell’alfabeto in vocali e consonanti altro non è che un sottolineare il rapporto originario del testo scritto con il parlato. Il termine “vocale”, infatti, deriva da voce, suono, vocali sono quei fonemi che escono dalla cavità orale e nasale senza incontrare ostacoli.

Le vocali della lingua italiana sono le seguenti: a, e, i, o, u

Le vocali costituiscono la base della pronuncia: qualsiasi parola, per essere pronunciata, deve comprendere almeno una vocale.

 Consonanti

Il termine “consonante” (suonare con) indica la principale caratteristica di tali elementi dell’alfabeto, ossia l’acquistare sonorità solo se accompagnati ad una vocale. A differenza delle vocali, la pronuncia delle consonanti richiede che l’aria proveniente dai polmoni incontri degli ostacoli, il canale orale dovrà perciò essere chiuso, o semichiuso, da uno o più dei seguenti organi: labbra, denti, palato, lingua.

Le consonanti della lingua italiana sono le seguenti:

Consonante

Organi che si frappongono all’uscita dell’aria

b, m, p,

labbra (labiali)

f, v,

labbra-denti (labio-dentali)

t, d, n, l, r, s, z

denti (dentali)

c, g (dolci)

palato-lingua (palatali)

c,g (dure), q  

palato-lingua (gutturali)

 

 

DIGRAMMI E TRIGRAMMI

Per i digrammi e i trigrammi possiamo dare le seguenti definizioni:

DIGRAMMA, unione di due grafemi rappresentanti un unico fonema

TRIGRAMMA, unione di tre grafemi rappresentanti un unico fonema

 

I DIGRAMMI sono sette:

ci (seguito dalle vocali a, o, u) camicia, ciuffo, socio

gi (seguito dalle vocali a, o, u) gioco, giudice, giacca

ch (seguito dalla vocale e,i) anche, archi

gh (seguito dalla vocale e,i) righe, ghiaia

gn (seguito da vocale) gnomo, sogni

gl (seguito dalla vocale i) figli

sc (seguito dalle vocali e,i) scena, scimmia

 

I TRIGRAMMI sono due:

sci (seguito dalle vocali a, o, u) prosciutto, coscia, fasciato

gli (seguito da vocale) pagliuzza, moglie

 

DITTONGO, TRITTONGO, IATO

Digrammi e trigrammi fanno riferimento a gruppi di due e tre lettere che possono essere consonate/vocale, consonante/consonante, consonante/consonante/vocale, manca la combinazione vocale/vocale e vocale/vocale/vocale, eppure per esperienza sappiamo che nel parlato esistono delle combinazioni di due e tre vocali che vengono espresse mediante un’unica emissione di voce, sono i dittonghi e i trittonghi. Per comprendere cosa siano i dittonghi e i trittonghi dobbiamo prima comprendere il concetto di semiconsonante e semivocale.

Semiconsonanti e semivocali

La “i” e la “u” non accentate e precedute, o seguite, da una vocale, diventano suoni intermedi tra quelli delle vocali e quelli delle consonanti, in particolare si considerano:

SEMICONSONANTI quando precedono la vocale più forte (piove, lingua)

SEMIVOCALI quando seguono la vocale più forte (sei, pausa)

 Dittongo

Possiamo definire DITTONGO l’unione delle vocali “i” e “u non accentate con una seconda vocale, tale unione porta al formarsi di gruppi che vengono pronunciati con un’unica emissione di voce.

I dittonghi si ottengono quando:

a. La “i” o la “u” atone sono unite ad una seconda vocale forte (poi, ai);

b. Le due vocali deboli “i” e “u” sono tra loro unite ed una di esse è tonica (fiuto, guida)

 Trittongo

Simili ai dittonghi, i TRITTONGHI si ottengono quando abbiamo un gruppo di tre vocali vicine, e nel gruppo sono presenti “i” e “u non accentate (o atone) unite con una terza vocale forte (buoi, guai). Anche i trittonghi, come i dittonghi, si pronunciano con un’unica emissione di voce.

 Iato

Il termine “iato” significa separazione, divisione, e in effetti si ha uno iato quando le vocali vicine si pronunciano mediante distinte emissioni d’aria.

Lo iato si ha:

a. Quando le vocali vicine non sono i e u (po-eta, bo-ato)

b. Quando sono presenti le vocali “i” e “u”, ma su di esse cade l’accento tonico della parola (vi-a, pa-ura).

 

ESERCIZI

 

A. 1

Come primo esercizio ti consiglio di provare con un dettato si tratta di trovare un amico che ti legga piano un testo semplice che tu dovrai scrivere. Il dettato ti consentirà di verificare il tuo livello di abilità nella trasformazione dei fonemi in grafemi.

 

TESTO DEL DETTATO

Trovarsi in un luogo sconosciuto mette sempre timore.

Scegliere è sempre molto rischioso quando non si conoscono i possibili risultati.

Correre in compagnia di qualcuno è divertente.

Stringere forte la corda è necessario per non lasciarsi sfuggire la preda.

Tradurre dall'italiano al ceco è impresa difficile.      

 

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SILLABE

Il termine “sillaba” deriva dal greco “syllabè”e significa raccogliere insieme. Come per il dittongo, il trittongo e lo iato, anche la sillaba è legata alla pronuncia della parola e quindi fa riferimento al parlato. Con sillaba si intende un fonema, o gruppo di fonemi, che vengono pronunciati assieme in un’unica emissione di voce. Ogni sillaba deve contenere almeno una vocale, la voce altrimenti non avrebbe la possibilità di sostenersi (le consonanti, in quanto tali, non sono in grado di sostenere la voce).

 

Per identificare le sillabe che compongono una parola dobbiamo considerare che una sillaba può essere costituita:

a.       da una vocale (a-iuo-la)

b.       da un dittongo (au-ro-ra)

c.       da un trittongo (a-iuo-la)

d.       da un gruppo costituito da vocale più consonante che la precede o la segue (ta-vo-lo, al-to,)

e.       da un gruppo costituito da vocale più consonanti che la precedono e la seguono (mar-tel-lo)

f.        da un gruppo costituito da dittongo più consonante che lo precede o lo segue (fiu-to)

g.       da un gruppo costituito da dittongo più consonanti che lo precederono e lo seguono(fiam-ma)

h.       da un gruppo costituito da trittongo più consonante che lo precede o lo segue (buoi)

 

A seconda del numero di sillabe che le costituiscono le parole si dividono in:

 

Saper dividere una parola in sillabe diventa utile quando, scrivendo, dobbiamo spezzare una parola per andare a capo, le regole da seguire sono le seguenti:

a.       le consonati semplici costituiscono sillaba con la vocale o dittongo che segue (fe-li-ci-)

b.       le vocali, i dittonghi e i trittonghi a inizio di parola, quando sono seguiti da una sola consonante costituiscono una

         sillaba (au-ro-ra)

c.       le consonanti doppie e il gruppo “cq” si dividono tra le due sillabe (ar-ri-vo, ac-qua)

 

ESERCIZI

A. 2

(pagina delle risposte)

Dividi in sillabe le parole indicate

Domani, automobile, silenziatore, remoto, aiuola, traballante, indivisibile, maiuscolo, servitore, scientifico.     

 

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ACCENTI

Accento tonico

Pronunciando una parola, la nostra voce cade con maggior forza su una sillaba. La sillaba su cui cade l’accento si dice sillaba tonica, mentre le altre sillabe vengono dette atone.

In base alla posizione della sillaba tonica le parole si distinguono in: 

TRONCHE, accento sull’ultima sillaba (perché, ver, por)

PIANE, accento sulla penultima sillaba (lo*, sare*)

SDRUCCIOLE, accento sulla terzultima sillaba (vola*, pido*) 

BISDRUCCIOLE, accento sulla quartultima sillaba (minano)

*attenzione l’accento indicato è solo accento tonico, non deve essere indicato nella forma scritta della parola.

 

Accento grafico

Solo in pochi casi, come vedremo, l’accento tonico viene rappresentato nella forma scritta della parola.

 

La lingua italiana prevede tre tipi di accento grafico:

L’accento grafico viene usato:

a.             in tutte le parole tronche (non monosillabiche[1]) (affinché, però, velocità, farò, ecc.)

b.             nei casi di parole omonime[2] per evitare confusioni (àncora-ancora, perdono-perdòno, ecc.)

c.             in alcuni monosillabi per evitare confusione con altri di uguale scrittura (è-e, sé-se, sì-si, ecc.)

d.             nei monosillabi che terminano con dittongo, per indicare che la lettera accentata è la seconda (più, giù,

               già, giù). Bisogna però ricordare che qui, quo e qua non vanno accentati (in questi casi da un punto di vista fonico

               non abbiamo due vocali perché “q” e “u” sono legate in un unico suono consonantico).

Dato che sono diversi i monosillabi che mutano di significato con l’accento, e che spesso in merito alla corretta grafia sorgono dei dubbi è meglio osservare i più diffusi nel dettaglio.

Monosillabo

Analisi grammaticale

Esempio

te

pronome personale

sostantivo

Te ne vai? (il suono della “e” è stretto)

Vuoi del ? (non si scriva però thè)

la

la

la

articolo

pronome personale

sostantivo

avverbio di luogo

La minestra è pronta

Come la sai lunga

Il la è una delle sette note

Giovanni è

da

preposizione semplice

terza persona dell’indicativo presente del verbo dare

Da dove vieni?

Antonio una mano alla mamma

e

è

congiunzione

terza persona dell’indicativo presente del verbo essere

Giovanni e Maria

Questo studente è preparato

si

si

pronome personale

sostantivo

avverbio di affermazione

Maria si veste con eleganza

Il si è la settima nota

, sono stato io!

ne

ne

particella atona con funzione avverbiale

particella atona con funzione pronominale

congiunzione negativa (con il significato di: e non)

Arrivai a Roma a sera e ne ripartii il mattino

Me ne ha parlato Antonio

Non ha voluto parlare scrivere (Non sa leggere scrivere)

li

pronome personale

avverbio di luogo

Li conosco benissimo!

La bicicletta è

se

se

sostantivo

congiunzione

pronome personale

Accetto volentieri ma c’è un se

Se domani sarà bel tempo andremo al mare

Ce chi pensa solo a (può non essere accentato davanti a “stesso”)

 

ELISIONE E TRONCAMENTO

Elisione

Con ELISIONE si intende la soppressione di una vocale finale atona[3]  di una parola davanti ad altra parola che cominci per vocale, al posto della vocale caduta si mette un apposito segno, l’apostrofo.

 L’ ELISIONE si deve attuare nei seguenti casi:

1. Con ci davanti a voci del verbo essere:

c’è, c’era, c’erano

 2. Con l’articolo una:

un’ora

 3. Con gli articoli lo, la, e le relative preposizioni articolate:

l’orto, all’orto, dall’orto, nell’orto,

l’anima, all’anima, dell’anima, nell’anima

 4. Con gli davanti a parole che iniziano con i:

gl’Italiani

 5. Con bello/bella, quello/quella:

bell’uomo, quell’erba

 6. Con santo davanti a vocale:

sant’Agnese

 7. Con alcune locuzioni caratteristiche:

senz’altro, tutt’altro, mezz’ora

 8. Con la preposizione da in alcune espressioni:

d’allora, d’ora, d’altra parte

9. Con la preposizione di in alcune espressioni:

d’accordo, d’epoca, d’oro

 

L’ ELISIONE è facoltativa nei seguenti casi:

1. Con le particelle mi, ti, si

mi importa/m’importa, ti accolsi/t’accolsi, si accende/s’accende

 2. Con questo e grande:

questo assegno/quest’assegno, grande uomo/grand’uomo

 3. Con la preposizione di in alcune espressioni:

di esempio/d’esempio

(ricordo che il monosillabo da non si elide, scriveremo perciò da amare e non d’amare. A questa regola fanno eccezione alcuni casi cristallizzati dall’uso: d’ora in poi, d’ora in avanti, d’altronde, d’altra parte).

 

 

Troncamento

Con TRONCAMENTO s'intende la caduta di una vocale o di una sillaba finale atona di una parola davanti ad un’altra parola iniziante sia per vocale che per consonante (in quest’ultimo caso bisogna, però, ricordare che non si esegue mai il troncamento quando la parola che segue inizia con s impura[4], z, gn, ps). Perché il troncamento sia possibile la lettera che precede la vocale o sillaba da eliminare deve essere una delle seguenti: l-m-n-r.

Il TRONCAMENTO si deve attuare nei seguenti casi:

1. Con uno e suoi composti (alcuno, ciascuno, ecc):

un uomo, alcun luogo

 2. Con buono, bello, quello davanti a consonante:

buon giorno, bel cane, quel giorno

 3. Con santo davanti a consonante:

san Mattia

 4. Con quale davanti a “è”:

qual è

 Il TRONCAMENTO è facoltativo nei seguenti casi:

1. Con tale e quale davanti a vocale e consonante:

tal uomo/tale uomo, qual buon vento/quale buon vento

2. Con l’aggettivo grande davanti a nomi maschili che cominciano per consonante:

gran signore/grande signore

3. Con frate davanti a consonante e suora davanti a vocale e consonante:

fra Cristoforo/frate Cristoforo, suor Antonia/suora Antonia

 

Un dubbio può sorgere quando, a fin di riga, si deve andare a capo, è consentito andare a capo concludendo la riga con l’apostrofo, ossia è possibile scrive l’ (a capo) amico. Ebbene tale operazione è consentita non è invece consentito indicare la vocale caduta, quindi è un errore scrivere lo (a capo) amico.

 

SUGGERIMENTO

Un suggerimento pratico per riuscire a distinguere quando si deve indicare elisione e quando troncamento consiste nel prendere la parola che precede e, mantenendo la concordanza maschile/ femminile, provare a metterla davanti a nuova parola che inizia con consonante, se può stare così troncata significa che si trattava di troncamento, altrimenti si tratta di elisione.

Es. un’amica o un amica?, consideriamo l’articolo “un” se lo mettiamo davanti a parola che inizia con consonante, mantenendo la concordanza del genere femminile, otteniamo: un sedia, chiaramente così scritto non va bene, dobbiamo scrivere una sedia, perciò l’articolo in partenza era una e non un e quindi dobbiamo scrivere un’amica, ossia attuare l’elisione.

Troncamenti senza incontro di parole

Elisione e troncamento sono fenomeni legati all’incontro di due parole, esistono però anche dei casi in cui vi è la caduta della vocale o sillaba finale di una parola indipendentemente dall’incontro con altre parole. Per indicare la perdita è necessario mettere un segno d’apostrofo, i casi più diffusi sono:

sta’ = imperativo di stare. Es. Sta’ fermo!

fa’ = imperativo di fare. Es. Fa’ i compiti!

da’ = imperativo di dare. Es. Da’ la mancia a Mirko!

di’= imperativo di dire. Es. Di’ quello che pensi!

va’ = imperativo di andare. Es. Va’ a prendere il quaderno! 

 

ALCUNI CASI DUBBI

Dopo quanto abbiamo visto riporto una tabella riassuntiva che ci può essere d’aiuto nei casi dubbi

se - sé - s'è (Se s'è fatto male da peggio per lui!)

ce - c'è (C'è già molto sale, non ce ne mettere più)

sta - sta' (Guarda Antonio come sta fermo: sta' buono anche tu!)

da - dà - da' (Se Maria ti la penna, tu da' a Giovanni il quaderno)

di - dì - di' (Di' un po', hai capito? Di queste pillole deve prenderne due al )

va-va' (Maria va a casa presto, va' con lei). Va indica la terza persona(egli va), va' la seconda(vai tu).

to’ - t'ho (To', chi si vede... T'ho visto sai?)

fa - fa' (Giovanni fa i suoi compiti, tu fa' i tuoi!)

la - là - l'ha (La gomma l'ha messa )

lo - l'ho (Lo zainetto l'ho preso io)

ma - mah - m'ha (Mah, non m'ha detto nulla, ma io ho capito lo stesso...)

ne - né - n'è (Anche se ce n'è ancora, non ne voglio più di questo di quello)

 


[1] Formate da una sola sillaba

[2] Parole che sono formate dalle stesse lettere, ma hanno significati diversi

[3] Non accentata (attenzione non solo accento grafico, ma anche accento tonico!)

[4] Quando la lettera s è seguita da altra consonante

 

ESERCIZI

A. 3

(pagina delle risposte)

Le frasi che seguono non riportano nessun accento, elisione, troncamento, prova a riscriverle correttamente.

Domani saro da te alle cinque, verra anche Maria con un amica per prendere il te.

Qual e il fine di quello uomo, nessuno lo sa, ne lo sapra mai.

Non ne vogliamo piu, ne io ne Antonio, poggia la quello che rimane.

Sta fermo, guarda Antonio come sta fermo, quante volte te lo ho detto che ormai sei grande devi comportarti come uno uomo.

Allora siamo daccordo, ci vediamo domani come e stato stabilito tempo fa.    

 

    

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Aggiornato al : 03-08-15  
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